BENVENUTO SU EXTRA! MUSIC MAGAZINE - La prima rivista musicale on line, articoli, recensioni, programmazione, musicale, eventi, rock, jazz, musica live
|
|
|
Therapy?
Troublegum (30th Anniversary Edition)
2024
Proper
di
Andrea Salacone
|
In ritardo di qualche mese segnaliamo la riedizione in vinile (colorato) del disco che assicurò alla band nordirlandese una meritata notorietà a metà degli anni Novanta, anche grazie ad alcuni videoclip in rotazione su MTV.
Folgorante all’epoca in cui arrivò nei negozi, “Troublegum” non ha perso lo smalto.
Caratterizzato da un suono compatto, incentrato su chitarre distorte e basso e batteria incalzanti, l’album porta in dono all’ascoltatore gemme la cui durezza è pari alla luminosità delle melodie, che affiorano inattese pure nei brani più impetuosi.
A livello compositivo è sorprendente la capacità con cui Andrew James Cairns dà vita a canzoni brevi ed essenziali, costruite su riff o sequenze di accordi tecnicamente semplici ma di indubbie efficacia e immediatezza. L’apporto prezioso della sezione ritmica “schiacciasassi” (Fyfe Ewing alla batteria; Michael McKeegan al basso) contribuisce a forgiare sonorità in bilico tra punk, post-punk e heavy metal, prive di orpelli.
I pezzi in scaletta ci conquistano con dissonanze, cadenze martellanti, ritornelli orecchiabili, cambi di tempo, feedback e gruppi di versi che si inchiodano in testa. “Knives”; “Screamager”, con le sue armonie vocali; i toni apocalittici di “Hellbelly”; le rasoiate delle sei corde e la melodia che apre una breccia nel monolite di suono in “Stop It You’re Killing Me”; la tripletta cantabile, malgrado i testi “disturbati” e disturbanti, “Nowhere”, “Die Laughing”, “Trigger Inside”; la tetraggine di “Turn”, tra intrecci di basso sinuoso e chitarre arpeggiate.
Non tutto spicca per originalità: “Femtex” si rivela più di un (non necessario) omaggio a “One” dei Metallica; “Unrequited” è un grumo di frustrazione e alienazione (motivi ricorrenti in “Troublegum”) tradotte con grande intensità espressiva mediante urla e feedback che si alterna a un violoncello, tuttavia lascia abbastanza indifferenti.
Doveroso, però, chiudere con un’ulteriore nota positiva citando altri tre episodi estremamente riusciti: la vibrante rilettura di “Isolation” (una cover dei Joy Division rappresenta sempre un azzardo); “Unbeliever”, pezzo favoloso che traghetta il sound del complesso di Ian Curtis negli anni Novanta; “Lunacy Booth”, ennesima traccia in cui energia e melodia si fondono mirabilmente.
Un autentico gioiello.
Articolo del
18/02/2025 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|
//www.youtube.com/embed/pqtFx938fbk?si=5G3CHE1hZL89sWnp
|
|
|
|
|
|
|
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|